Si è svolta il 10 settembre presso l’Hotel Hilton di Giardini Naxos la manifestazione regionale organizzata dai Circoli Socialisti, liberali e laici, dalle liste civiche, dalle associazioni del territorio sul tema dei “patti federativi” destinati a dare vita a nuove polarità politiche.
La manifestazione ha visto la partecipazione di un numerosissimo pubblico, che ha dato vita ad un intenso dibattito, con numerosi interventi di amministratori locali nonché di tanti giovani che rappresentavano le associazioni che hanno aderito all’iniziativa. La discussione è stata introdotta da Salvo Andò e Nello Dipasquale, i quali hanno evidenziato come sia a livello nazionale che a livello locale si è di fronte alla conclusione di un ciclo politico ed istituzionale, che rende improponibile qualunque tentativo di riproporre il bipolarismo dell’ingovernabilità e dei parlamentari nominati dall’alto attraverso liste bloccate.
A conclusione della manifestazione è stato presentato un ordine del giorno, approvato dai partecipanti, che designa il percorso organizzativo della rete dei movimenti e l’embrione di un programma che va ben al di là dell’appuntamento elettorale regionale .
Nel documento si rileva che «la partecipazione di cui il paese ha bisogno deve essere organizzata dal basso attraverso nuove forme di raccolta del consenso, un consenso basato su una discussione pubblica davvero libera e sulla libertà riconosciuta agli elettori di scegliere i propri rappresentanti considerate le loro capacità e la loro credibilità personale». Sulla base di questo convincimento le reti dei Circoli Socialisti e le diverse associazioni politiche e culturali, nonché le liste del “Patto del territorio” creato da Dipasquale hanno deciso di aggregarsi per dare vita ad un unico “Movimento per il Territorio”, il quale si candida a ricoprire il grande spazio che oggi esiste tra i grandi partiti del bipolarismo coatto, il Partito Democratico e il Popolo della Libertà. Vi sono le condizioni perché all’interno di quest’area si crei una nuovo polarità che rifiuta le logiche di un bipolarismo muscolare e inconcludente. La Sicilia può essere un utile laboratorio di queste nuove esperienze considerato che il mondo politico siciliano si presenta ormai con un vero e proprio deserto della politica a causa del dissolvimento dei partiti, prodottosi nel corso di questi ultimi anni a causa delle note vicende regionali. L’adesione del movimento alla lista “Crocetta presidente” costituisce il primo passo per la ricostruzione di un ambiente politico che consenta di dare il giusto rilievo al valore delle idee e delle persone che scendono in campo, all’interno di un rapporto con la realtà territoriali che deve essere permanente ed efficace. Il successo dell’iniziativa della lista “Crocetta presidente” è legato alla visibile garanzia di discontinuità che esse devono dare rispetto a tutto quanto è avvenuto a livello regionale in questi anni, e che oltre a produrre gravi livelli di ingovernabilità ha di fatto determinato una prolungata paralisi dell’Assemblea regionale.
Il territorio ormai si sente escluso, strumentalizzato dai partiti afflitti da forme organizzative sostanzialmente antidemocratiche e considerato tutto ciò che essi fanno,o non sono in grado di fare. Occorrono nuove idee da porre a base di un diverso modo di funzionare delle organizzazioni politiche, che li metta in grado di attrarre le persone e non di respingerle. Si tratta di sapere affrontare i problemi da troppo tempo elusi, che non possono essere certo risolti con le chiacchiere che riguardano le questioni interne ai partiti. La Sicilia non ha bisogno di partiti dominati da risse prodotte da nomenclature ristrette. Deve essere ripristinato il valore della discussione pubblica e della direzione collettiva delle organizzazioni politiche.
È stato sottolineato da quasi tutti gli intervenuti che questo rapporto col territorio non può dar luogo ad uno sterile autonomismo della denuncia, cioè privo di visione politica e produttivo di forme di neocentrismo, attraverso le quali la partitocrazia palermitana si sostituisce alla partitocrazia romana. Restituire lo scettro cittadino deve significare in concreto sapere dare conto alla gente di ciò che si fa, del perché lo si fa e di chi lo fa. In questa ottica il patto federativo rappresenta una forma trasparente attraverso cui il “Movimento per il Territorio” via via si associa ad altre soggettività politiche e, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, stipula alleanze sulla base di un contratto dai precisi contenuti programmatici. Al centro delle intese devono esserci idee e progetti, considerato che la fine delle ideologie non può significare la fine degli ideali, e soprattutto di una visione di futuro condivisa capace di mettere insieme uomini e donne desiderose di partecipare al governo della res publica.
Il “Movimento per il Territorio” deve trovare la sua ragion d’essere in una certa idea della democrazia deliberativa; esso in questa ottica deve sapere ben padroneggiare gli strumenti della democrazia diretta. Deve saper parlare delle libertà e dei diritti, consapevole che per garantire agli altri occorrerà togliere qualcosa a qualcuno per darla ad altri. Non ci potrà essere il “governo efficiente” se esso non porrà a base delle proprie scelte il principio dell’eguaglianza sostanziale .
Del programma e della struttura del “Movimento per il Territorio” si parlerà il 7 ottobre 2012 nel corso di una convention che si svolgerà a Ragusa e in cui verranno approvati dei documenti programmatici elaborati da una commissione coordinata da Maurizio Caserta e che si avvarrà dei contributi che verranno dalle diverse associazioni.
Se i partiti, hanno rilevato i partecipanti alla convention di Giardini, oggi parlano soltanto delle alleanze, e di come porsi nei confronti di ciò che è avvenuto in passato all’Assemblea regionale, il “Movimento del Territorio” parlerà soprattutto di futuro e delle idee da porre a base di un patto con la gente.
Salvo Andò ha chiarito con riferimento alla natura del Movimento, che oggi si avverte la necessità di avere un autonomismo progressista che non sia né arrogante né autoreferenziale, che non si limiti alla denuncia contro lo Stato inadempiente ma che risulti convincente attraverso le buone pratiche di governo che riesce a promuovere . Esso deve sapere parlare soprattutto ai giovani che vedono la politica come un affare degli addetti ai lavori e agli elettori in fuga dai partiti, considerato che i due maggiori partiti insieme sono molto al di sotto del 50%. «Non c’è nulla di più lontano dal nostro Movimento – afferma Salvo Andò – delle forze dell’antipolitica, considerato che nel “Movimento per il Territorio” vi sono anche alcune personalità che hanno fatto politica ma che non hanno nessun interesse a che i partiti continuino a essere quello che sono diventati, anche perché incapaci di esprimere quella forte tensione ideale che ha caratterizzato il sistema politico che ha dato vita alla Costituzione e alla Repubblica. È bene che i partiti possano risorgere, rilanciando la propria immagine, ma è necessario perché ciò possa venire che si ristabilisca un rapporto di amicizia tra essi ed il paesi, che i partiti insomma vengano vissuti come attori importanti di quel cambiamento grazie al quale la gente possa vivere meglio».
Il “Movimento per il Territorio” si organizzerà attraverso adesioni individuali e collettive, organizzerà annualmente un congresso nel quale sarà approvato un sintetico documento di intenti che costituirà il punto di riferimento dell’azione politica che dovrà essere svolta. Sarà al livello comunale e provinciale che si selezionerà il gruppo dirigente locale e si sceglieranno alleanze e programmi . Non vi saranno insomma burocrazie onnipotenti ed eterne.
Nello Dipasquale ha osservato che «oggi si moltiplicano le sigle di associazioni che dicono di agire per nome e per conto della gente, ma è proprio la gente ad essere assente dalla discussione pubblica, sono proprio le persone “in concreto” a non entrare nelle proposte con le quali dovrebbero essere risolti problemi di ogni giorno. Proprio a questa gente si rivolgerà il Movimento utilizzando in primo luogo come tramite gli amministratori comunali,i consiglieri comunali e di quartiere che rappresentano quel tessuto di rappresentanza politica diffusa attraverso il quale si può stabilire un nuovo rapporto tra politica e territorio. Il nemico del consenso libero è il voto di scambio. La raccolta del consenso deve avvenire occupandosi dei problemi di tutti e non dei clienti, avvalendosi del prestigio delle persone che lo chiedono. Solo se le finalità indicate e i modi per raggiungerle saranno convincenti, le persone saranno indotte a impegnarsi in politica. Fare ciò è il nostro dovere».
La manifestazione ha visto la partecipazione di un numerosissimo pubblico, che ha dato vita ad un intenso dibattito, con numerosi interventi di amministratori locali nonché di tanti giovani che rappresentavano le associazioni che hanno aderito all’iniziativa. La discussione è stata introdotta da Salvo Andò e Nello Dipasquale, i quali hanno evidenziato come sia a livello nazionale che a livello locale si è di fronte alla conclusione di un ciclo politico ed istituzionale, che rende improponibile qualunque tentativo di riproporre il bipolarismo dell’ingovernabilità e dei parlamentari nominati dall’alto attraverso liste bloccate.
A conclusione della manifestazione è stato presentato un ordine del giorno, approvato dai partecipanti, che designa il percorso organizzativo della rete dei movimenti e l’embrione di un programma che va ben al di là dell’appuntamento elettorale regionale .
Nel documento si rileva che «la partecipazione di cui il paese ha bisogno deve essere organizzata dal basso attraverso nuove forme di raccolta del consenso, un consenso basato su una discussione pubblica davvero libera e sulla libertà riconosciuta agli elettori di scegliere i propri rappresentanti considerate le loro capacità e la loro credibilità personale». Sulla base di questo convincimento le reti dei Circoli Socialisti e le diverse associazioni politiche e culturali, nonché le liste del “Patto del territorio” creato da Dipasquale hanno deciso di aggregarsi per dare vita ad un unico “Movimento per il Territorio”, il quale si candida a ricoprire il grande spazio che oggi esiste tra i grandi partiti del bipolarismo coatto, il Partito Democratico e il Popolo della Libertà. Vi sono le condizioni perché all’interno di quest’area si crei una nuovo polarità che rifiuta le logiche di un bipolarismo muscolare e inconcludente. La Sicilia può essere un utile laboratorio di queste nuove esperienze considerato che il mondo politico siciliano si presenta ormai con un vero e proprio deserto della politica a causa del dissolvimento dei partiti, prodottosi nel corso di questi ultimi anni a causa delle note vicende regionali. L’adesione del movimento alla lista “Crocetta presidente” costituisce il primo passo per la ricostruzione di un ambiente politico che consenta di dare il giusto rilievo al valore delle idee e delle persone che scendono in campo, all’interno di un rapporto con la realtà territoriali che deve essere permanente ed efficace. Il successo dell’iniziativa della lista “Crocetta presidente” è legato alla visibile garanzia di discontinuità che esse devono dare rispetto a tutto quanto è avvenuto a livello regionale in questi anni, e che oltre a produrre gravi livelli di ingovernabilità ha di fatto determinato una prolungata paralisi dell’Assemblea regionale.
Il territorio ormai si sente escluso, strumentalizzato dai partiti afflitti da forme organizzative sostanzialmente antidemocratiche e considerato tutto ciò che essi fanno,o non sono in grado di fare. Occorrono nuove idee da porre a base di un diverso modo di funzionare delle organizzazioni politiche, che li metta in grado di attrarre le persone e non di respingerle. Si tratta di sapere affrontare i problemi da troppo tempo elusi, che non possono essere certo risolti con le chiacchiere che riguardano le questioni interne ai partiti. La Sicilia non ha bisogno di partiti dominati da risse prodotte da nomenclature ristrette. Deve essere ripristinato il valore della discussione pubblica e della direzione collettiva delle organizzazioni politiche.
È stato sottolineato da quasi tutti gli intervenuti che questo rapporto col territorio non può dar luogo ad uno sterile autonomismo della denuncia, cioè privo di visione politica e produttivo di forme di neocentrismo, attraverso le quali la partitocrazia palermitana si sostituisce alla partitocrazia romana. Restituire lo scettro cittadino deve significare in concreto sapere dare conto alla gente di ciò che si fa, del perché lo si fa e di chi lo fa. In questa ottica il patto federativo rappresenta una forma trasparente attraverso cui il “Movimento per il Territorio” via via si associa ad altre soggettività politiche e, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, stipula alleanze sulla base di un contratto dai precisi contenuti programmatici. Al centro delle intese devono esserci idee e progetti, considerato che la fine delle ideologie non può significare la fine degli ideali, e soprattutto di una visione di futuro condivisa capace di mettere insieme uomini e donne desiderose di partecipare al governo della res publica.
Il “Movimento per il Territorio” deve trovare la sua ragion d’essere in una certa idea della democrazia deliberativa; esso in questa ottica deve sapere ben padroneggiare gli strumenti della democrazia diretta. Deve saper parlare delle libertà e dei diritti, consapevole che per garantire agli altri occorrerà togliere qualcosa a qualcuno per darla ad altri. Non ci potrà essere il “governo efficiente” se esso non porrà a base delle proprie scelte il principio dell’eguaglianza sostanziale .
Del programma e della struttura del “Movimento per il Territorio” si parlerà il 7 ottobre 2012 nel corso di una convention che si svolgerà a Ragusa e in cui verranno approvati dei documenti programmatici elaborati da una commissione coordinata da Maurizio Caserta e che si avvarrà dei contributi che verranno dalle diverse associazioni.
Se i partiti, hanno rilevato i partecipanti alla convention di Giardini, oggi parlano soltanto delle alleanze, e di come porsi nei confronti di ciò che è avvenuto in passato all’Assemblea regionale, il “Movimento del Territorio” parlerà soprattutto di futuro e delle idee da porre a base di un patto con la gente.
Salvo Andò ha chiarito con riferimento alla natura del Movimento, che oggi si avverte la necessità di avere un autonomismo progressista che non sia né arrogante né autoreferenziale, che non si limiti alla denuncia contro lo Stato inadempiente ma che risulti convincente attraverso le buone pratiche di governo che riesce a promuovere . Esso deve sapere parlare soprattutto ai giovani che vedono la politica come un affare degli addetti ai lavori e agli elettori in fuga dai partiti, considerato che i due maggiori partiti insieme sono molto al di sotto del 50%. «Non c’è nulla di più lontano dal nostro Movimento – afferma Salvo Andò – delle forze dell’antipolitica, considerato che nel “Movimento per il Territorio” vi sono anche alcune personalità che hanno fatto politica ma che non hanno nessun interesse a che i partiti continuino a essere quello che sono diventati, anche perché incapaci di esprimere quella forte tensione ideale che ha caratterizzato il sistema politico che ha dato vita alla Costituzione e alla Repubblica. È bene che i partiti possano risorgere, rilanciando la propria immagine, ma è necessario perché ciò possa venire che si ristabilisca un rapporto di amicizia tra essi ed il paesi, che i partiti insomma vengano vissuti come attori importanti di quel cambiamento grazie al quale la gente possa vivere meglio».
Il “Movimento per il Territorio” si organizzerà attraverso adesioni individuali e collettive, organizzerà annualmente un congresso nel quale sarà approvato un sintetico documento di intenti che costituirà il punto di riferimento dell’azione politica che dovrà essere svolta. Sarà al livello comunale e provinciale che si selezionerà il gruppo dirigente locale e si sceglieranno alleanze e programmi . Non vi saranno insomma burocrazie onnipotenti ed eterne.
Nello Dipasquale ha osservato che «oggi si moltiplicano le sigle di associazioni che dicono di agire per nome e per conto della gente, ma è proprio la gente ad essere assente dalla discussione pubblica, sono proprio le persone “in concreto” a non entrare nelle proposte con le quali dovrebbero essere risolti problemi di ogni giorno. Proprio a questa gente si rivolgerà il Movimento utilizzando in primo luogo come tramite gli amministratori comunali,i consiglieri comunali e di quartiere che rappresentano quel tessuto di rappresentanza politica diffusa attraverso il quale si può stabilire un nuovo rapporto tra politica e territorio. Il nemico del consenso libero è il voto di scambio. La raccolta del consenso deve avvenire occupandosi dei problemi di tutti e non dei clienti, avvalendosi del prestigio delle persone che lo chiedono. Solo se le finalità indicate e i modi per raggiungerle saranno convincenti, le persone saranno indotte a impegnarsi in politica. Fare ciò è il nostro dovere».